Chissà perché a Natale, proprio a Natale, insorgono i nemici del consumismo. E' vero: oggi lo fanno meno che ieri. Un po' perché si va mestamente nella direzione di una laicizzazione completa della ricorrenza...che a breve diventerà quello che già è nelle scuole progressiste più à la page: la festa d'inverno. Un po' perché in omaggio a tale laicizzazione, le luci, i colori e i negozi pieni scandalizzano sempre meno i benpensanti. Tuttavia, siccome la tentazione del predicozzo è universale e alligna specialmente nelle illuminate menti laiche, queste ultime non resistono alla seduzione del Natale e approfittano per somministrarci la loro omelia: che cosa rimane di spirituale in una festa che è divenuta una grande orgia commerciale? Che cosa rimane oltre alla patina di buoni sentimenti che copre ben più prosaici interessi economici? Ecco allora - pressante, urgente e altamente significativo - il loro invito alla sobrietà, al raccoglimento, ad allargare lo sguardo al mondo, ai problemi insoluti, alle urgenze che richiedono il "nostro impegno". Sobrietà, problemi, impegno? Proprio a Natale? Proprio nella festa dell'Incarnazione di Nostro Signore? Provate a pensarvi mentre porgete un regalo che vi è costato molto, moltissimo. Pensate alla reazione di colui che lo riceve: la vorreste sobria, "problematica", compassata, calma e "impegnata" fino al disprezzo, o preferireste un'esplosione folle di gioia e di gratitudine? E preferireste regalare qualcosa a una persona che sapete a sua volta generosa, oppure a un tirchietto rinsecchito e pusillanime, benché estremamente "consapevole"? Bene, allora, cari signori della natalizia lotta al consumismo, il sospetto è che voi lo facciate in nome della vostra avarizia e della vostra aridità. In fondo se credi poco, scommetti poco, spendi poco e morirai nel poco in cui hai vissuto. Salvo godere di nascosto, quando nessuno vede, dei tuoi vizi privati, raffinati e decadenti, estremamente dispendiosi ma per niente consumisti, perché strettamente censitari e d'élite. Bene, carissimi puritani della laicité natalizia, caro ugonotto che nel tuo attico a Brera canti l'Internazionale, caro giornalista dal sublime sentimento morale, prima di visitare la cappella spoglia dei Poveri di Lione, vieni da noi!. Noi ti invitiamo a godere come un matto. Noi, che abbiamo ricevuto da Gesù il più grande dei regali, smaniamo dalla voglia di regalare, perché celebriamo la luce che ha vinto le tenebre. E se tu non la vuoi accogliere, fa niente. Noi ti vogliamo inondare di luci e di colori, e vogliamo spendere tutti i soldi che abbiamo, e brindare e ridere e scherzare e trovarci tutti assieme. Nulla si lesina, nulla si risparmia, nulla si trattiene quando sei in overdose di grazia. E chi la vuole spiritualizzare commette un grave peccato contro l'Incarnazione. Voi parrucconi della morigeratezza, voi robespierre della parsimonia accomodatevi nelle vostre camarille catare e gnostiche! Noi ce la godiamo perché lo spirito ha vivificato la carne e ci annuncia che tutto è buono agli occhi del Bambino che nasce. Così portiamo acqua mulino del materialismo consumista? Ben venga il materialismo: noi non lo temiamo, perché Dio ha redento la materia. Liberi, vagliamo tutto e teniamo ciò che è buono...liberi di godere, liberi di gioire per un dono ricevuto, liberi di dare, liberi di regalare!
N.B. I testi di questo blog sono liberamente riproducibili, ma non a fini di lucro e a patto di citare in modo chiaro e visibile la fonte (vendemmietardive@blogspot.com) e l'autore, mantenendo inalterato contenuto e titolo.
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