Perciò quando ho sentito che Stefano
Zecchi si candidava alle regionali con FdI sono stato molto contento. Ho
pensato che potesse essere il naturale assessore alla cultura di una rinnovata
giunta lombarda per ridare slancio a una coalizione che deve superare i propri
limiti, per non ricadere negli enormi limiti dei propri avversari. Zecchi è uno
studioso di razza, un maestro di rara profondità e dedizione (ho imparato di
più, quanto ad approccio filosofico al testo e alla realtà, da un suo seminario
sulla Lettera sull’umanismo, che da moltissimi altri corsi cui peraltro non
mancava una ratio scientifica), ma è anche una appassionato dell’impegno
politico, perché da filosofo del bello e dell’arte sa quanto la scena pubblica
e il teatro del mondo rappresenti una sfida per il destino dei trascendentali: l’uno,
il vero, il buono e infine anche il bello. Come filosofo, deve sempre compiere
l’impresa di uscire dalla Caverna in cerca della luce, ma poi deve anche tornarci e
incontrare i suoi amici, o quelli, tra i prigionieri delle ombre, che vorranno
esserlo, pochi o tanti che siano. Io credo in questa impresa. Credo che sia per
il bene di tutti. E sia anche, mi si perdoni l’inguaribile faziosità, un
toccasana per quella destra che più è soggetta alle tentazioni del conformismo
perché un’ovvia vocazione la chiamerebbe alle direzioni ostinate e contrarie.
Dunque a Stefano Zecchi bisogna rivolgere un’attenzione privilegiata,
riflettendo anche sul suo slogan elettorale, “per la bellezza”, che dice veramente
tutto … molto di più di un dettagliatissimo programma, perché riguarda ogni aspetto
della nostra vita in comune: riguarda il progetto di una società che deve
emanciparsi dalle pastoie tecnocratiche e dotarsi del metodo della giustizia
sociale, riguarda il radicamento della Lombardia nella profondità delle sue
tradizioni popolari, religiose, comunitarie, riguarda infine la valorizzazione
dell’efficienza economica posta al servizio delle esigenze della collettività,
come testimonia la splendida vocazione caritativa e di servizio propria della
sua migliore classe imprenditrice sin dagli albori della rivoluzione industriale.
Stefano Zecchi porta tutti i
motivi di questa destra nobile nel suo vastissimo bagaglio di cultura ed
esperienza e la speranza è quella che ogni elettore sensibile alle istanze di
una politica in senso alto e nobile lo sostenga attivamente, nelle urne e anche
dopo!
Parlando di sensibilità, non
posso che aggiungere un nome, anche qui non per fare “campagna elettorale” (non
credo di muovere voti, ma ogni tanto, quando mi va bene, la coscienza di
qualcuno già ben disposto nei miei confronti), bensì per conseguente
integrazione a quanto ho detto. Chiara Valcepina è un’amica di cui conosco l’intelligenza,
la competenza e, se mi è concesso, anche la forza e le “palle”. Nell’opposizione
alle follie di Sala al comune di Milano si è dimostrata tenace, prudente,
incisiva e sempre sul pezzo. Mi sembra assolutamente naturale associare al nome
di Zecchi il suo nel campo delle opzioni offerte da Fratelli d’Italia per la regione.
Ciò, non per la ridicola e assurda imposizione di una “quota rosa”, di cui lei
ride sempre con gusto, ma per l’agilità con cui si sa ormai muovere nelle
istituzioni e, appunto si diceva, per la sensibilità di cui è dotata: una
sensibilità per la cultura, per le idee, per lo stile in politica e nella
professione, ma soprattutto, in quanto
donna, per la cura dell’esistenza e della trasmissione dei valori dello spirito
che avviene dentro la famiglia. Una cognizione perfetta della posta in gioco
caratterizza la sua difesa costante dell’istituzione familiare, laddove si
costruisce il primato della vita che è lo sfondo di tutti gli obiettivi, di tutte
le grandezze e le bellezze ulteriori.
Bene, se vogliamo prenderci la
responsabilità di selezionare un’élite che lasci un segno e apra strade
per il futuro, bisogna affidarsi a questi due persone. Certo non sono gli unici
a poter offrire garanzie di buona politica: le preferenze sono due e su queste
cade la mia scelta, nella certezza che coloro che ho indicato sapranno
scegliere nel partito, tra gli eletti e ovunque i migliori compagni di strada. Il
resto lo lasciamo a beghe, camarille e insignificanze partitocratiche (rumoresque
senum severiorum omnes unius aestimemus assis!)
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