Insegnare non è una
tattica. Non si gioca a scacchi. Non si seduce. Non si mente. Ci si fa guidare
dalla “cosa”. L’unico interesse è la “cosa” da sapere, da apprendere, da
conoscere. Trasmettere umilmente ciò che conta: verità e bellezza. Questo è
l’unico compito. Noi dobbiamo semplicemente ripetere ciò che abbiamo capito. Con
fatica e ripetendo, tutto faremo nuovo, diverso, più profondo. Non siamo competenti. Chi è competente? Chi sa.
Chi sa veramente? Nessuno: il sapere ama nascondersi e si concede in
piccolissime porzioni a colui che sa coglierne il valore … e vi tende con dolore
e fatica … e anche un pizzico di ironia … e di allegra spensieratezza. Così, da
un lato, il compito di insegnare è soggettivamente di una straordinaria e
difficilissima bellezza, dall’altro, per sua natura e oggettivamente, non
sopporta i paludamenti, gli svilimenti, gli svuotamenti del suo grande tesoro,
del patrimonio che ogni insegnante, trasmettendo, vivifica e dunque incrementa.
Di tutto questo ho discusso con alcuni amici e
colleghi e ho trovato che il vissuto di ciascuno di noi si intrecciava in
alcuni nodi essenziali: conoscenza prima e al di là di ogni fumosa competenza; tradizione prima che furia dell’innovare e del dileguare; cultura prima che
tecnica; sapere prima che fare; teoria prima che prassi benché mai senza
prassi; vero prima che utile; etica prima che economia, metafisica prima che
etica, teologia prima che metafisica. Da questi punti fermi è venuto lo spunto
per una riflessione libera e sinfonica, guidata da un’anima comune ma autonoma
nella determinazione degli stili e degli obiettivi. Nasce così un libro che
vuole essere antipedagogico non per sfizio ma per obbligo e fedeltà ai compiti
dell’insegnamento che l’odierna pedagogia ha falsato … pedagogia delle
università … pedagogia da professori dei professori di pedagogia … che dopo
essersi replicata di facoltà in facoltà e di cattedra in cattedra, è stata imposta
con corso forzoso nella scuola: in quella scuola in cui nessun pedagogista ha
mai messo piede.
Competenze, saper fare,
co-costruzione dei saperi, cooperative
learning, facilitazioni, inclusività, autoeducazione: ecco i nuovi slogan
del pedagogicamente corretto che il potere ha fatto propri perché ha bisogno di
risultati, di uomini adeguatamente addestrati, di gente che svolge benino il suo lavoro. Noi non solo li
critichiamo severamente e con argomenti, ma proponiamo, senza superbia, ma con
la forza che viene da una meditata esperienza, l’alternativa di sempre: studio e impegno. Senza
moralismi, né ipocrisie, studio e impegno sono l’unica ricetta. Dati questi è
dato tutto. E quando l’educazione è buona, c’è spazio per tutto il resto.
Creatività, libertà, autonomia, critica … sono il naturale esito dello studio e
dell’impegno. La scuola mette i primi, i suoi “abitanti” il resto. Questo libro
è l’articolazione di questa semplice evidenza: a scuola si va per studiare;
insegnanti e studenti sono coinvolti in questa bellissima e faticosa impresa.
Niente medici, niente psicologi, niente ‘relazioni’, niente dialoghi, niente
patti, niente accudimenti, niente scartoffie, niente azzeccagarbugli, niente
che non passi dalla grande e universale mediazione del compito culturale, che è
l’unico compito della scuola. Semplice …
ed evidente!
Per acquistare il volume in formato cartaceo o elettronico:
https://amzn.to/2oVT25r
I proventi derivati dalla vendita del libro verranno devoluti alla famiglia del compianto Mario Palmaro, docente universitario grande levatura, fine uomo di cultura, profondo apologeta cattolico e fervente militante pro-vita.
Chiunque voglia fare una donazione, in aggiunta o a prescindere dall'acquisto del testo, può trovare tutte le indicazioni al seguente link:
https://www.sangiuseppeassociazione.com/
Ecco l'indice del volume
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Massimo Maraviglia
Che cosa vuoi imparare? Come vuoi vivere? Scuola ed
educazione: alcuni spunti critici
Alessandro Benigni
Dimmi come educhi e ti dirò quale mondo stai preparando .
Appendice
Meglio un pilota d’aereo che abbia fatto videogiochi o
che abbia letto la Divina Commedia?
Postilla non- conclusiva
Qual è il fine della
didattica per competenze?
Dominique Tavormina
Considerazioni sull’educazione
Michele Silvi
Tra sincerità e libertà. Perché per educare occorre
prendersi la colpa ma non la pena
Fabio Fuiano
Educare alla vita è educare all’amore
Lorenzo Boccanera
1. Le insidie tecnologiche dei Social Network alla coscienza e alla
libertà
Minori e Social Network
Gli stati d'animo sono stati perfettamente classificati
Solo in Australia e Nuova Zelanda, o in tutto il mondo?
Le scuse, ma non il rimedio
Per cui, minorenni, alla larga dai Social Network! Lo dice anche il
GDPR dell'unione Europea e lo confermerà il Governo Italiano
2. La Microsoft spinge a pubblicare contenuti personali, anche di minori,
sul WEB
3. Minorenne bannato per errore da un server Minecraft. O per fortuna!
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Consigli finali
4. Parental Control: un affiancamento tecnologico condiviso tra genitori e
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Educazione come introduzione alla realtà totale
Massimo Maraviglia
Materiali contro la setta pedagogica: Ricardo Moreno
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Introduzione
Ricardo Moreno Castillo e il Panfleto antipedagogico
L’insegnamento della religione cattolica
La buona e la cattiva educazione
Educazione alla cittadinanza
Inger Enkvist e la setta
pedagogica
Conclusioni: una filosofia del senso comune… ma non troppo
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