mercoledì 13 febbraio 2019

Il popolo in una concezione genuinamente populista


Il popolo è il pouvoir constistuant. La teoria del pouvoir constituant fa capo a Emmanuel Joseph Sieyès e "non si capisce se non come una ricerca del principio organizzatore non organizzabile" di tutta la vita associata. "Il rapporto tra pouvoir constituant e pouvoir constitué ha la sua perfetta analogia sistematica e metodologica nel rapporto tra natura naturans e natura naturata" e, aggiungerei, nel rapporto tra l'Uno e le sue ipostasi, tra la potentia absoluta Dei e il mondo, tra la Volontà e la sua oggettivazione, tra il Pensiero e il pensato, tra l'Essere e l'ente. In tale rapporto "il popolo, la nazione, forza originaria di ogni entità statuale, costituisce organi sempre nuovi. Dall'abisso infinito e insondabile del suo potere sorgono forme sempre nuove, che essa può infrangere quando vuole e nelle quali essa non cristallizza mai definitivamente il proprio potere. Essa può esprimere quando e come vuole la propria volontà il cui contenuto ha sempre il medesimo valore giuridico del contenuto di un dettame costituzionale; può quindi intervenire quando e come vuole con la legislazione, la giurisdizione o atti puramente fattuali. Essa diventa il soggetto illimitato e illimitabile degli iura dominationis, non necessariamente da circoscrivere al caso di emergenza. Non è mai autocostituentesi, ma sempre costituente altro da sé (in ciò la sua potenza ha un tratto razionale e non appare completamente informe: Dio può tutto, ma non può moltiplicarsi, n.d.r.); perciò il suo rapporto giuridico con l'organo costituito non si pone mai in termini di reciprocità. La nazione è sempre nello stato di natura, come dice il celebre motto di Sieyés...e tale affermazione ci parla ... del rapporto della nazione con le proprie forme costituzionali e con tutti i funzionari che agiscono a suo nome. La nazione è unilateralmente nello stato di natura, ha solo diritti e niente doveri; il pouvoir constituant non è vincolato a nulla, mentre i pouvoirs constitués hanno solo doveri e niente diritti. Donde la sorprendente conclusione che una parte rimane sempre nello stato di natura, mentre l'altra nello stato di diritto (o meglio di dovere). Cfr. Carl Schmitt, La dittatura. Dalle origini dell'idea moderna di sovranità alla lotta di classe proletaria tr, it, di A, Caracciolo, Settimo Sigillo, Roma 2006, pp. 179-180.

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