martedì 29 novembre 2022

Tutte le anime di Javier Marías. Una quarta di copertina

 


“Tutto ciò che si fa, tutto ciò che si pensa, tutto il resto che si pensa e si escogita è un mezzo per pensare a loro. Perfino le guerre si scatenano per poter tornare a pensare, per rinnovare quel pensiero fisso sui nostri uomini e sulle nostre donne, su quelli che sono già stati nostri o lo potranno essere, su quelli che conosciamo già e su quelli che non conosceremo mai, su quelli che furono giovani e su quelli che lo saranno, su quelli che sono già stati nei nostri letti e su quelli che mai ci entreranno […] So che quando sarò vecchio, quando sarò in pensione e non potrò dedicarmi ad altro che a ricevere insinceri onori e a prendermi cura del mio giardino, continuerò a pensare a loro e a fermarmi in strada per ammirare persone che oggi non sono ancora nate”. Tutte le anime è il nome di un collegio di Oxford, dove un professore madrileno si reca per tenervi lezioni. Il suo è un soggiorno a termine, relativamente breve, ma sufficiente per coltivare questo interesse per gli uomini e le loro vicende. La vita scorre attraverso le relazioni e i loro intrecci: i colleghi, gli amanti propri e altrui, i loro figli e padri, i viaggiatori di un treno, i venditori di fiori, i librai, i mendicanti della cittadina e le anime infinite che passano attraverso i libri, che li popolano e li scrivono. Sono tutte le anime di questo libro che affiorano alla luce di una sola, il narratore e la sua biografia raccontata sul filo della malinconia e dell’ironia. Ognuna è occasione per capire di più, per desiderare, per amare e odiare, penetrando più a fondo nella conoscenza di sé e delle cose. Il tempo scandisce l’inesorabile destino del passaggio di ciascuno nella scena del mondo ed è sempre un tempo finito, come quello fugace dell'amore in scadenza di Claire, o dell’amore impossibile di sua madre, come il poco che resta da vivere al disincantato professor Cromer Blake, o il tempo di discesa di Eric, il bambino che da subito avverte il precipitare del tempo. Loro e altri sono anime prese dentro la tragedia del tempo che il portiere Will disconosce, o più profondamente patisce, viaggiando psicoticamente in tutti i tempi. La dilazione è vietata e forse ciò dà valore a ogni istante, ma ogni istante chiede il successivo e gli attori non ci stanno a uscire di scena: “Sapere che si dovrà rinunciare a tutto è insopportabile per tutti quanti, quale che sia ciò che costituisce quel tutto, la sola cosa che conosciamo, la sola cosa cui siamo abituati. Io capisco bene chi rimpiange di morire solo perché non potrà leggere il prossimo libro del suo autore favorito, o vedere il prossimo film dell’attrice che ammira, o bere ancora la birra, o fare le parole crociate del nuovo giorno, o seguire la serie televisiva che segue, o perché non saprà quale squadra ha vinto il campionato di calcio dell’anno in corso”. Insopportabile è dunque la morte che mette fine a un tempo, la sua nera schiena, il cui ritornello è tuttavia il pittoresco non senso delle cose che accadono, delle anime che vivono per noi e in noi in questo gioco a somma zero. Si può riderne e si può piangere al tempo stesso, come fa Javier Marías. Ma questo è tutto ciò che abbiamo ed è tutto ciò che siamo: una conversazione leggera, amabile, malinconica in un giorno che tramonta.

N.B. I testi di questo blog sono liberamente riproducibili, ma non a fini di lucro e a patto di citare in modo chiaro e visibile la fonte (vendemmietardive@blogspot.com) e l'autore,  mantenendo inalterato contenuto e titolo.

lunedì 14 novembre 2022

Luci di Isfahān. L'Iran dagli occhi delle donne

 


Bisogna amare l'Iran per capirlo. Bisogna amare questo avamposto di civiltà e di tradizione in una parte di mondo ferita dalle incursioni dei fanatici d'Occidente e d'Oriente. In una regione dove da Carter in poi ogni presidente americano ha sparso odio e morte, dove il truce wahabismo ha trovato il suo punto di diffusione, dove gli eserciti di molteplici piccoli Satana hanno preteso di cancellare la vita e la cultura, l'Iran conduce la sua coraggiosa vita politica, cercando la propria via alla giustizia. Nessuno è esente dai rischi e ogni potere sconta la fallibilità delle imprese umane. Ma il popolo iraniano ha elaborato lo stile originale e antico di un modello di sviluppo civile e sociale inteso a plasmare una nazione indipendente e sovrana dove la religione si assume il compito di legare e connettere il cielo e la terra...di offrire luci vere ai ciechi illuminati e illuministi che giudicano senza sapere e parlano senza pensare. Tutto questo abbiamo voluto illustrare attraverso la testimonanza appassionata e sapiente della dott.sa Hanieh Tarkian, che ringraziamo per la sua cortesia e disponibilità *

1- Gent.ma dott.sa Tarkian inizierei questa nostra conversazione chiedendole di parlarci di sé. Sappiamo che è donna e che è iraniana, e questo è sufficiente per dare alle sue parole il carattere e il tono di una testimonianza. Tuttavia, ci piacerebbe sapere di più sul rapporto con la sua patria e sul suo cammino culturale.

Prima di tutto ci tengo a ringraziarLa per questa intervista, in un mondo globalizzato dove dovrebbe esserci l’opportunità di sentire tante voci, sembra che l’informazione sia invece diventata monopolio di pochi, quindi grazie per l’opportunità di presentare un’opinione diversa sull’Iran. Sono italo-iraniana per la precisione, mia madre è italiana e mio padre iraniano. Sono nata in Iran e lì ho vissuto con la mia famiglia fino all’età di cinque anni. Erano i primi anni ’80, quindi c’era stata da poco la Rivoluzione islamica in Iran, che aveva influenzato in modo positivo i valori religiosi e spirituali della mia famiglia, e subito dopo era iniziata la guerra imposta dall’Iraq - quest’ultimo sostenuto da tutte le superpotenze del tempo - all’Iran. Abitavamo a Teheran, che veniva bombardata regolarmente, quindi, anche se per un breve periodo, ho fatto anch’io l’esperienza delle “bombe democratiche e delle guerre giuste” sostenute dall’Occidente. Ho vissuto quindi in Italia fino al conseguimento del diploma di maturità, e in seguito mi sono trasferita in Iran perché sentivo il bisogno di approfondire le mie conoscenze sull’Islam, che comunque già praticavo, e per questo mi iscrissi e frequentai la hawza fino a conseguire il dottorato in Scienze Islamiche. La hawza è la scuola in cui si studiano gli argomenti legati all’Islam, dalla teologia all’esegesi coranica, dalla filosofia al sistema economico islamico, dalla storia dell’Islam alla lingua araba. In tutto ho vissuto in Iran quindici anni, là mi sono sposata e ho avuto tre figli. Sette anni fa abbiamo deciso di venire a vivere in Italia per dedicarci ad attività accademiche e culturali. In Iran ho avuto l’opportunità non solo di studiare, ma anche di lavorare, dico questo perché al contrario dell’idea che i media mainstream danno dell’Iran, esso è uno Stato dove le donne sono coinvolte nella vita accademica, sociale e politica.

2- L’Iran è una nazione islamica: quali sono le caratteristiche religiose e culturali che la differenziano dal resto della Umma? Qual è cioè la specificità dell’approccio degli iraniani alla loro tradizione religiosa?

L’Iran è una Repubblica islamica, è una repubblica perché il popolo ha un ruolo importante e fondamentale nella vita politica. La stessa Rivoluzione islamica dell’Iran è stata prima di tutto un movimento identitario di riscoperta della propria tradizione religiosa e culturale e di opposizione all’imperialismo e all’arroganza di alcuni Stati, i quali vogliono imporre i propri interessi a tutto il mondo. L’istituzione della Repubblica islamica non sarebbe stata possibile senza il popolo, infatti essa è avvenuta dopo un referendum in cui il 98% dei votanti ha detto “sì” alla Repubblica islamica. Inoltre si sono svolte e si svolgono elezioni regolari per eleggere i membri del Parlamento, il Presidente della Repubblica e i membri dell’Assemblea degli Esperti, che sono coloro i quali affidano l’incarico di Guida Suprema a una persona che possieda i requisiti necessari, vigilando altresì sul suo operato. È islamica perché le sue leggi si fondano sui valori religiosi, valori basati su un’interpretazione specifica degli insegnamenti islamici, ossia quelli dell’Islam sciita, e sulla visione politica della wilayat al-faqih, in altre parole l’autorità del giurisperito (la Guida Suprema), un dotto in scienze islamiche, nonché esperto di politica, geopolitica e in grado di amministrare e guidare la società promuovendo gli interessi di quest’ultima. Questa teoria politica fu elaborata (non inventata) dall’Imam Khomeini in base agli insegnamenti dei Dodici Imam. Infatti, più del 90% per cento degli iraniani segue l’Islam sciita. L’Islam sciita si differenzia da quello sunnita sotto vari aspetti, ma quello principale è il seguente: la guida politica e religiosa della società (della Umma) dev’essere un individuo scelto da Dio, questo individuo è l’Imam, talvolta l’Imam è anche profeta (come Muhammad), talvolta non lo è. Secondo la tradizione sciita, dopo la morte del Profeta, il vero successore e guida della società sarebbe dovuto essere Alì, non in quanto suo genero e/o cugino, ma perché prescelto da Dio. Infatti la guida della società deve possedere delle caratteristiche come l’infallibilità che solo Iddio può riconoscere. E, dopo Alì, si sono succeduti undici Imam, l’ultimo dei quali, il Mahdi, è in stato di occultazione e si rivelerà alla Fine dei Tempi insieme a Gesù Cristo per stabilire la giustizia nel mondo. Nel periodo di occultazione dell’Imam Mahdi, poiché la società non può rimanere senza una guida religiosa e politica, questo ruolo viene affidato a un dotto in scienze islamiche, nonché esperto di politica, geopolitica e in grado di amministrare e guidare la società promuovendo gli interessi di quest’ultima, questa è in sintesi la teoria politica della wilayat al-faqih.

3- Il punto di snodo della storia iraniana recente è la rivoluzione che ha condotto nel 1979 alla nascita della Repubblica islamica sulle spoglie dell’Ancien Régime dello Scià. In sintesi, come e perché è avvenuto tutto ciò?

Come ho accennato in precedenza, la Rivoluzione islamica dell’Iran è stata prima di tutto un movimento identitario di riscoperta della propria tradizione religiosa e culturale e di opposizione all’imperialismo e all’arroganza di quegli Stati che vogliono imporre i propri interessi a tutto il mondo. Lo Scià, infatti, aveva tentato di “occidentalizzare” i costumi e le tradizioni iraniane. Per esempio, vi è stato un periodo in cui era vietato coprirsi il capo e il velo veniva strappato alle donne per strada, quando invece il velo ha sempre fatto parte della tradizione iraniana, anche prima dell’avvento dell’Islam. Quindi possiamo dire che due sono stati gli aspetti fondamentali che hanno portato il popolo iraniano ad opporsi allo Scià: il primo il fatto che lo Scià fosse un burattino delle superpotenze, Gran Bretagna e Stati Uniti in particolare, e quindi non facesse gli interessi della sua nazione, e il secondo la necessità di preservare i valori religiosi culturali e di opporsi allo Scià che voleva distruggere l’eredità spirituale dell’Iran.

Il periodo dal 1963 al 1979 sono gli anni in cui l’Imam Khomeini fu molto attivo nel denunciare i soprusi dello Scià e con i suoi discorsi riuscì a dare consapevolezza alla nazione iraniana sul degrado sociale e politico a cui sarebbe andata incontro qualora non si fosse opposta alle politiche corrotte dello Scià. Per questo motivo l’Imam Khomeini fu esiliato, ma questo non interruppe il suo legame con il popolo.

Gli anni ‘77 e ‘78 furono quelli più difficili per la Rivoluzione. Il regime dello Scià venne rafforzato e sradicava i gruppi che si ribellavano, tuttavia l’Imam Khomeini guidò il processo della Rivoluzione passo dopo passo attraverso i discorsi che ripetutamente teneva, anche negli anni in cui si trovava in esilio, incoraggiando il popolo a scioperare e invitando i soldati ad abbandonare le caserme. È interessante sapere che all’inizio i suoi discorsi venivano diffusi sotto forma di ciclostilati, mentre durante l’ultimo periodo della Rivoluzione venivano incisi su audiocassette. Dopo molti anni di lotta, l’aereo che riportava in patria l’Imam Khomeini dalla Francia, l’ultimo Stato in cui fu esiliato, atterrò all’aeroporto di Teheran la mattina del 1 Febbraio 1979; il giuramento di alleanza con l’Imam, pronunciato dagli ufficiali militari l’8 febbraio, segnò la caduta del governo dello Scià. L’11 febbraio fu annunciata la vittoria della Rivoluzione islamica.

 

4- Chi è l’ Āyatollāh Ruḥollāh Moṣṭafāvī Mōsavī Khomeinī?

L’Imam Khomeini nacque nel 1902, orfano di padre, frequentò la hawza e completò rapidamente i vari corsi di scienze islamiche. Insieme alla giurisprudenza islamica e ai principi di giurisprudenza, che erano due delle materie principali studiate presso la hawza, egli approfondì anche la filosofia e la gnosi, e come spiegato elaborò la teoria politica della wilayat al-faqih. L’Imam denunciò i crimini dello Scià e incitò tutti i sapienti musulmani e la popolazione iraniana a ribellarsi contro l’oppressione del suo regime.

L’Imam si occupò pertanto di varie tematiche, dalla teologia alla filosofia, dalla gnosi alla politica, ci vorrebbe un’enciclopedia per presentare degnamente la sua visione. Mi preme tuttavia evidenziare quella che era la sua prospettiva politica.

Secondo il pensiero dell’Imam Khomeini, la politica è un concetto chiave che ha un legame inscindibile con la religione, infatti la considera la via per portare l’essere umano verso la realizzazione della società, prendendo in considerazione gli interessi reali e ostacolando ciò che la danneggia, pertanto la scienza della politica è la scienza del perfezionamento, dell’educazione e della formazione dell’essere umano. Essa rimuove i veli e gli ostacoli che impediscono la vera realizzazione e beatitudine dell’individuo e della società.

L’Imam Khomeini affermava che esistono tre tipi di politica:

1- Politica corrotta - È la politica fondata su comportamenti quali la menzogna, l’inganno, favorire gli interessi individuali a scapito di quelli sociali, quelli materiali a scapito di quelli spirituali, saccheggiare i beni dei cittadini e manipolare la loro mente. L’Imam Khomeini asseriva che nell’Islam la politica non ha niente a che fare con la visione corrotta della politica.

2- Politica mondana - Potrebbe essere corretta nei principi, nei criteri e nei fini, anteponendo l’interesse sociale a quello privato, tuttavia essendo di natura materialistica non prende in considerazione la dimensione e la realizzazione spirituale degli individui, quindi nemmeno questa politica è compatibile con la visione islamica.

3- Politica divina - È quel tipo di politica che aspira a realizzare sia la felicità in questo mondo che nell’aldilà, favorendo una società giusta in questo mondo e la beatitudine nell’aldilà, pertanto prende in considerazione entrambe le dimensioni - materiale e spirituale - dell’essere umano. Questo tipo di politica per l’Imam Khomeini corrisponde alla Retta Via, tuttavia non tutti sono in grado di attuarla, solo i Profeti, i Messaggeri, gli Imam e i sapienti che conoscono bene gli insegnamenti islamici sono in grado di farlo.

Per questo motivo egli completò e portò alla sua realizzazione la teoria politica del governo del giurisperito che possiede le caratteristiche necessarie per implementare la politica divina.

 

5- Come funziona la Repubblica islamica sotto il profilo istituzionale? Qual è il rapporto tra politica e religione?

Come già accennato, la Repubblica islamica dell’Iran è una repubblica fondata sugli insegnamenti islamici della scuola sciita. Il popolo ha avuto un ruolo fondamentale nella vittoria della Rivoluzione e nell’istituzione della Repubblica, e, non essendo una dittatura, tutt’ora non potrebbe esistere una Repubblica islamica dell’Iran senza il sostegno del popolo. Questo appoggio viene ribadito ogni anno in varie occasioni importanti, come quando si celebra l’anniversario della Rivoluzione, in cui milioni di iraniani scendono in piazza in sostegno all’ordinamento.

Essendo la Repubblica islamica dell’Iran basata sulla teoria politica della wilayat al-faqih, vi è uno stretto legame tra politica e religione, in realtà ciò è dovuto a un motivo molto logico: qualsiasi sistema politico, ma anche giuridico, dev’essere fondato su una base ideologica, su determinati valori e criteri con cui gestire la politica e le leggi. Più del 98% degli iraniani è musulmano, quindi non è poi strano che abbia scelto come base ideologica della Repubblica gli insegnamenti islamici.

 

6- Come vivono le minoranze religiose cristiane, ebree e zoroastriane in Iran?

Le minoranze cristiane, ebree e zoroastriane sono riconosciute e tutelate dalla legge, e hanno un numero fisso di rappresentanti nel Parlamento iraniano. Per altro ci sono stati vari martiri appartenenti alle minoranze religiose caduti nella guerra imposta Iraq-Iran.

Credo che per capire meglio lo spirito dei seguaci delle minoranze religiose in Iran possa essere utile leggere queste parole del vescovo iraniano Narsai Benyamin, vescovo della Chiesa Assira d’Oriente, in occasione del 40° anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica dell’Iran: “Onore ai martiri che hanno sacrificato il loro sangue puro per la gloria dell’Iran. Lo sviluppo e la crescita dell’Iran sono lo sviluppo e la crescita di tutti gli iraniani, per questo preghiamo per l’onore della Guida Suprema e porgo i miei auguri in occasione del 40° anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica […] Si narra che un allievo andò dal suo maestro e gli chiese in merito alla Santa Trinità. Il maestro portò l’allievo vicino al mare e gli chiese di scavare una buca, e in seguito di riempire la buca con l’acqua dell’oceano con un cucchiaio fino a quando non fosse finita. Allora il maestro disse al suo allievo che se fosse stato in grado di fare ciò, anche lui sarebbe stato in grado di spiegargli il concetto della Santa Trinità […] Ora anche il tempo che io ho a disposizione per spiegare i benefici della Rivoluzione islamica sono come quella buca da riempire con l’acqua dell’oceano con un cucchiaio. I benefici e i risultati della Rivoluzione islamica sono talmente numerosi che è impossibile citarli in così poco tempo […] Il primo beneficio di cui la comunità assira godette, per merito della Rivoluzione islamica, fu l’influenza della religione e della spiritualità nella vita. La Rivoluzione islamica portò la religione nella società e anche i cristiani assiri ne furono influenzati. Grazie alla Rivoluzione islamica, oggi, tutte le chiese assire sono aperte e attive e i cristiani assiri possono liberamente assistere alle proprie funzioni religiose in lingua assira e secondo il proprio rito […] La ristrutturazione delle chiese antiche, dopo la Rivoluzione islamica, è un altro dei benefici della Repubblica islamica dell’Iran, il costo di tutta o la maggior parte della ristrutturazione è stata sovvenzionata da fondi statali […] Un altro beneficio della Rivoluzione è stato la fondazione di Consigli per risolvere le controversie specifiche dei cristiani assiri [dove le controversie vengono risolte seguendo le loro norme specifiche] […] inoltre i cristiani assiri possono godere delle festività religiose cristiane senza dover lavorare in tali giorni […] in tutte le città, dove sono presenti dei cristiani assiri o altre minoranze religiose, sono state create associazioni registrate presso il Ministero degli Interni, e infatti la prima associazione ad essere stata registrata dopo la Rivoluzione islamica con il numero di registrazione “1” appartiene ai cristiani assiri di Urmia […] La presenza di cinque rappresentanti delle minoranze religiose in Parlamento (ebreo, assiro, armeno ...) è un onore per l’ordinamento e per la Repubblica islamica dell’Iran […] un po’ di tempo fa venne un rappresentante dell’Onu in Iran, il quale incontrò alcuni membri della comunità cristiana assira. Il rappresentante ci chiese di illustrargli i nostri problemi in Iran e noi in risposta spiegammo per due ore i risultati e i benefici. Il rappresentante ci disse che sembrava non avessimo problemi in Iran, gli rispondemmo che i nostri problemi in Iran sono come i problemi all’interno di una famiglia, e se ci sono problemi li comunichiamo ai responsabili statali e non a voi, i nostri problemi non vi riguardano. Noi sappiamo di essere iraniani, sempre saremo iraniani e iraniani saremo sepolti in questa terra sacra”.

 

7- Qual è il ruolo attuale dell’Iran rivoluzionario nel quadro della politica mediorientale?

La Rivoluzione islamica dell’Iran è stata d’esempio per i popoli in Medioriente (ma non solo) e infatti ispirandosi agli slogan della Rivoluzione, quali “Libertà, Indipendenza, né Occidente né Oriente”, sono nati movimenti di liberazione come Hezbollah in Libano e Ansarullah nello Yemen.

È dalla vittoria della Rivoluzione islamica - avvenuta nel 1979 - quindi da più di quarant’anni, che le potenze arroganti, le élites mondialiste e guerrafondaie, con a capo gli Stati Uniti, stanno cercando di distruggere i cambiamenti positivi avvenuti grazie alla Rivoluzione, creando conflitti interni, tentativi di colpi di stato, imponendo guerre dall’esterno come il conflitto Iraq-Iran, con l’invasione culturale, la guerra economica e mediatica e infine con rivoluzioni colorate e proteste di strada.

Il motivo di tanta ostilità da parte dei poteri arroganti scaturisce dal fatto che l’Iran non ha mai accettato il sistema che lor signori vogliono imporre, un sistema in cui gli oppressori governano sugli oppressi. Fin dall’inizio della Rivoluzione islamica è stato chiaro che questo sistema non sarebbe stato accettato, che l’Iran non avrebbe accettato di essere dalla parte degli oppressori né di farsi opprimere. In base agli articoli contenuti nella Costituzione iraniana, ai principi islamici e allo spirito del popolo iraniano, lo Stato iraniano non solo non avrebbe oppresso né si sarebbe lasciato opprimere, ma avrebbe anche combattuto l’oppressore e non sarebbe rimasto imparziale nei confronti dell’oppressione rivolta ad altri.

In particolare, sappiamo che l’Iran, guidando l’Asse della Resistenza, ossia l’alleanza tra i gruppi di resistenza presenti in Iran, Iraq, Siria, Palestina, Yemen e Libano, ha ottenuto grandi successi in quelle che sono state delle vere e proprie guerre per procura volte a indebolire l’Asse stesso attraverso la destabilizzazione della regione, destabilizzazione attuata attraverso il sostegno a vari gruppi terroristici, primo fra tutti l’Isis. Ma l’Asse della Resistenza è riuscito a sconfiggere le strategie pianificate dagli Stati Uniti e dai suoi alleati nella regione per la creazione di un “Nuovo Medioriente”.

 

8- Veniamo all’attualità più scottante. Le donne in Iran e le attuali manifestazioni/disordini sociali. Ci potrebbe dare un quadro generale della situazione?

Le potreste sono iniziate dopo che una giovane di nome Mahsa Amini è svenuta in una stazione di polizia e, dopo essere stata portata in ospedale, è morta. I media mainstream hanno subito accusato la polizia iraniana di aver picchiato la ragazza, la quale, secondo loro, sarebbe morta a causa delle percosse. Tuttavia non ci sono prove al riguardo, anzi, le telecamere a circuito chiuso mostrano che la ragazza sviene e viene soccorsa dagli agenti di polizia e poi dai paramedici. Il referto medico pubblicato dai funzionari iraniani documenta che Mahsa Amini subì un intervento chirurgico al cervello al Milad Hospital di Teheran nel 2007, quando aveva otto anni. Dopo l'operazione, iniziò ad avere problemi all’ipotalamo. Il referto riporta che il 13 settembre 2022, alle 19:56, ha perso conoscenza ed è caduta a terra e, a causa della sua precedente malattia, aveva la pressione bassa e, nonostante le avessero eseguito la respirazione artificiale nei primi minuti, le è mancato l’ossigeno e ha subito danni cerebrali. Nonostante il ritorno dell'attività cardiaca e nonostante il suo trasferimento in ospedale e gli sforzi profusi dal personale medico dell'ospedale "Kosra", le conseguenze della mancanza di ossigeno hanno portato alla morte della signora Amini il 16 settembre 2022.

Secondo i documenti medici rilasciati dall'ospedale, i risultati delle TAC e degli esami e dell'autopsia, la signora Mahsa Amini non è morta a causa di lesioni alla testa o a qualsiasi altra parte del suo corpo. Questa, quindi, è la versione ufficiale dell’Iran. Ovviamente qualcuno potrebbe mettere in dubbio questa versione, anche se l’Iran, essendo sotto forte pressione mediatica, non ha alcun motivo per mentire. E in ogni caso non si capisce perché dovremmo invece fidarci della propaganda mediatica globalista, considerato che abbiamo già sperimentato l’inganno dei canali mainstream con la Libia e la Siria e, da pochi mesi a questa parte, con la Russia.

Quindi abbiamo prima di tutto un problema di propaganda mediatica, si può accusare uno Stato o un’istituzione di qualcosa senza fornire delle prove: pseudo associazioni per i diritti umani con il sostegno di canali come il canale saudita Iran International o la BBC in persiano (non proprio quindi canali di informazione imparziali per quanto concerne l’Iran) accusano la polizia iraniana di aver picchiato una ragazza causandone la morte. Ribadiamo: niente prove, anzi ci sono filmati che dimostrano il contrario, eppure tutti i media mainstream riprendono la notizia come se fosse rivelazione divina.

Come dicevo all’inizio, la morte della giovane Amini e le false accuse della propaganda mediatica hanno portato alle proteste, all’inizio pacifiche, ma poi sempre più violente e incoraggiate dai canali “dissidenti”. Tra coloro che hanno partecipato alle proteste sono stati indentificati individui affiliati all’Isis o a gruppi terroristici curdi o al famigerato Mek, i Mojahedin-e khalq, quel gruppo terroristico che l’Europa e gli Stati Uniti avevano in un primo momento inserito nella lista delle associazioni terroristiche per poi toglierlo circa una decina di anni fa, un gruppo terroristico che dalla Rivoluzione islamica dell’Iran ha assassinato 12.000 iraniani. I Mojahedin-e khalq sono una vera e propria setta che si è macchiata di crimini terribili; esistono nel web video che mostrano le torture che infliggevano a coloro che essi consideravano traditori (ovvero chi sosteneva la Repubblica islamica dell’Iran). Purtroppo ci sono stati molti casi di violenza e vandalismo: agenti ai quali è stato dato fuoco o letteralmente sgozzati, le ambulanze sono state prese di mira dai manifestanti e sono state vandalizzate moschee e luoghi religiosi, ma anche banche, e ci sono stati anche dei morti in circostanze sospette. I rivoltosi vengono incoraggiati alla violenza e alla profanazione di luoghi o oggetti sacri, e la propaganda mediatica li sostiene senza possibilità di contradditorio.

Quello che dico è molto semplice: considerate le menzogne dei media mainstream negli ultimi, come minimo, vent’anni riguardo all’Afghanistan, alla Libia, all’Iraq e alla Siria, non sarebbe il caso di mettere in dubbio la loro versione dei fatti in merito a ciò che sta succedendo in Iran e sentire anche l’altra campana?

 

9- È vero che giovani adolescenti iraniane vengono picchiate a morte dalla polizia per non aver voluto indossare il velo o per non aver voluto omaggiare la Guida Suprema Alī Ḥoseynī Khāmeneī? Quali sono le fonti di simili notizie?

Non è assolutamente vero, queste notizie sono false, anche nel caso di soprusi da parte delle forze dell’ordine, si tratta di casi singoli e non sistematici, su cui l’autorità giudiziaria ha poi il dovere di indagare. La maggior parte di queste notizie, come ho accennato in precedenza, vengono diffuse da canali come la BBC in persiano o il saudita Iran International che non sono chiaramente fonti imparziali sull’Iran. Spesso i video e le immagini sono manipolate o decontestualizzate, altre fonti sono i profili Twitter di dissidenti, molto spesso profili i cui followers sono per metà account fake.

Vorrei ribadire questo concetto: il lettore non è obbligato ad accettare la versione fornita dall’Iran sui fatti accaduti, tuttavia il minimo sarebbe mantenere un approccio critico nei confronti di fonti d’informazione di imparzialità discutibile e che già in passato hanno mentito sulla situazione in Medioriente (e non solo).

10- Che cosa direbbe a una donna occidentale, non prevenuta, per far capire che cosa vuol dire essere oggi donna e mussulmana nella Repubblica?

Per rispondere a questa domanda riporterò alcuni estratti di una lettera che un gruppo di dottoresse iraniane ha scritto alla dott.ssa Antonella Vezzani, presidente dell’Associazione Italiana Donne Medico[1]:

“Qualche tempo fa è stata pubblicata sui media una lettera da Lei firmata, chiaro indice della Sua scarsa conoscenza della situazione e delle condizioni che governano il nostro Paese, ovvero l'Iran, la qual cosa ci ha spinte, come rappresentanti delle donne medico dell’Iran, a metterla al corrente sulla condizione femminile nel nostro Paese negli ultimi anni. Prima di tutto, menzioneremo alcuni dati che saranno per Lei di sicuro interesse. È al corrente, ad esempio, che la percentuale di ragazze tra gli studenti iraniani è passata da circa il 25%, negli anni antecedenti la Rivoluzione Islamica, a più del 50%? Probabilmente non sa che prima della Rivoluzione Islamica dell'Iran del 1979 il tasso di analfabetismo tra le donne si aggirava intorno al 50-60%, e che ora è sceso a meno del 10%. Dottoressa, i media le hanno forse permesso di sapere che il numero delle donne medico specialiste in Iran è aumentato di ben dodici volte dalla Rivoluzione Islamica, mentre per i loro colleghi uomini la percentuale è pari a tre? Come fa a parlare di ingiustizia quando, solo a titolo di esempio, secondo il rapporto del “World Economic Forum” (WEF), l'Iran è al primo posto in termini di pari diritti all'istruzione tra ragazze e ragazzi? Come si possono affermare simili falsità sulla salute delle donne iraniane quando, secondo il rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'indice di aspettativa di vita delle medesime negli ultimi quaranta anni è aumentato da una media di 57 anni a una di più di 77 anni? […] Occorre sapere che negli anni successivi alla Rivoluzione Islamica l'aumento del numero dei campi sportivi femminili è passato da 7 a 38, quello delle Federazioni sportive femminili attive da 1 a 49, degli arbitri donna da 7 a 16.000 e delle allenatrici sportive da 9 a 35.000, e questa è solo una minima parte dei progressi propri della condizione femminile in Iran, emerse nel virtuoso contesto di giustizia e legalità implementato da detto sistema islamico. […] Secondo la nobile tradizione dell'ospitalità iraniana, La invitiamo a visitare la nostra grande nazione e le sue donne medico per poter così testimoniare la sicurezza, la libertà, la vitalità, la dinamicità ed i progressi scientifici propri dell’Iran, giacché non è affatto degno di esponenti della comunità scientifica degni di questo nome il rilasciare commenti apodittici, senza una scrupolosa verifica dei fatti, sotto l'esclusiva influenza di notizie false e infondate”.

Da questa lettera secondo me emerge prima di tutto l’orgoglio di un popolo, composto da uomini e donne, che ha versato sangue per una Rivoluzione identitaria, sociale, politica e spirituale ed è pronto a difendere e preservare la propria indipendenza e sovranità, nonostante i problemi che comunque esistono, anche a causa della pesante pressione mediatica, politica ed economica esercitata sull’Iran.

 

11- Allargando ancora il fuoco del discorso: che cosa pensa dell’immigrazione islamica in Europa. In alcuni quartieri di città dell’Europa settentrionale (ho in mente il Belgio, ma non solo) il locale partito islamico avrebbe i numeri per governare, imponendo, dicono i più preoccupati, la shar’ia. Lo ritiene giusto o auspicabile?

Io credo che a livello globale vi sia una lotta ideologica che coinvolge tutti i popoli: nemici ideologicamente oscurantisti, ossia i gruppi terroristici ed estremisti, appoggiati tuttavia da un Occidente ideologicamente progressista, in realtà oscurantismo e progressismo sono due facce della stessa medaglia, per questo si appoggiano a vicenda. L’ideologia progressista è caratterizzata da un modernismo radicale, un mondialismo che vede nell’amalgamarsi di culture e costumi la sua realizzazione, senza più lasciar spazio ai singoli popoli di manifestarsi; culture e religioni devono adattarsi al nuovo culto del dirittoumanismo, il progressismo vede nel capitalismo e nella liberal-democrazia la sua realizzazione economica e politica, l’ultralaicismo è la sua religione che va a sostituire le altre religioni, le quali purtroppo in alcuni casi perdono la loro identità e si mondializzano (anche molte comunità musulmane ne sono purtroppo influenzate). La famiglia naturale perde d’importanza e viene sostituita da nuovi modelli, contemporaneamente anche l’individuo perde la sua identità, prima quella culturale e quella religiosa, arrivando poi a quella sessuale come sta succedendo adesso; un modello di società progressista è quella statunitense che purtroppo è stata importata anche in Europa. L’oscurantismo è la visione estrema opposta, di cui possiamo considerare fautori i movimenti estremisti che si ispirano al wahabismo, un’ideologia deviata che si dichiara fondata sugli insegnamenti islamici ma in realtà li ha completamente distorti, e sia sunniti che sciiti si sono dissociati dal wahabismo.

Per questo io credo fermamente che ogni popolo abbia la responsabilità di preservare la propria identità e di lottare contro queste ideologie, proprio come hanno fatto i popoli mediorientali in Siria e in Iran per esempio, e non solo, i popoli devono anche allearsi in questa lotta. Nella stessa Europa musulmani e cristiani possono essere alleati contro l’ideologia progressista e mondialista.

 

12- Quale dovrebbe essere secondo lei il criterio di convivenza tra cristiani, atei, credenti in altre religioni e mussulmani in Europa?

Rispetto reciproco, ma anche alleanza nel creare una società giusta e, come dicevo nella risposta alla precedente domanda, unirsi nella lotta contro l’ideologia progressista, nonché contro pericolose derive estremiste che creano conflitti all’interno della società, conflitti di cui poi approfittano i soliti noti. In particolare credo che tutti i membri consapevoli della società debbano sforzarsi nel sostenere la famiglia quale nucleo principale della società. Una società dove la famiglia perde il suo ruolo, è una società morta.

È diritto di ogni popolo preservare la propria identità. C’è una minoranza che non è d’accordo? Ci sono sempre delle minoranze che non sono d’accordo. Cosa succede quando queste minoranze sono sostenute dalla propaganda mainstream e dalle élites mondialiste? Succede quello che sta succedendo in Europa, un’identità pian piano muore.

 

13- Qual è secondo il migliore tra gli artisti iraniani di oggi? E qual è il filosofo di maggior prestigio (lo chiedo per deformazione e curiosità professionale).

Tra gli artisti vorrei segnalare Hassan Ruh al-Amin, giovane artista iraniano, e Mahmoud Farshchian, maestro nell’arte delle miniature persiane. Per quanto riguarda la filosofia, sicuramente l’ayatollah Mesbah Yazdi è stato il più grande filosofo contemporaneo dell’Iran (è deceduto due anni fa).  Egli fu anche esperto di gnosi, etica, teologia e politica. Nella visione dell’ayatollah Mesbah Yazdi, la conoscenza di tipo mentale e la visione filosofica dell’universo sono i fondamenti da cui partire per dare delle risposte ai tre interrogativi principali che ogni essere umano si pone – da dove proviene? qual è la sua meta? come raggiungerla? – tuttavia questo non significa che si debba dare una risposta a tutte le questioni che compongono la visione dell’universo (in specifico la visione religiosa) in modo filosofico, ma semplicemente che prima di tutto è necessario dimostrare in modo razionale temi quali l’esistenza di Dio, la necessità di una guida che possa indicare all’essere umano la retta via e così via. Ciò non esclude l’avvalersi di altre conoscenze per risolvere alcuni temi: infatti l’ayatollah Mesbah Yazdi nelle sue argomentazioni teologiche utilizza come premesse anche conoscenze di tipo diretto e presenziale oppure empirico e, solo una volta dimostrati i temi principali, fa riferimento agli insegnamenti del Corano e delle tradizioni tramandate dal Profeta e dagli Imam. Questo tipo di elaborazione permetterà in seguito di intraprendere un sentiero di tipo spirituale e gnostico, che porterà il viaggiatore spirituale ad essere testimone in modo presenziale di ciò che prima conosceva solo come concetti e argomentazioni.


[1] https://islamshia.org/dottoresse-iraniane-scrivono-allassociazione-italiana-donne-medico/.

* Il cartello della foto dice: "La polizia degna di onore si è sacrificata per la nazione", e intende opporsi a coloro che durante le proteste, fomentate dai gruppi eversivi violenti, foraggiati e sostenuti dall'Occidente, offendevano e picchiavano gli agenti. Noi siamo rimasti colpiti dalla sua bellezza calligrafica, oltre che dall'intensità dello sguardo della ragazza che orgogliosamente lo innalza, icona di una femmilità degna, integra, consapevole e militante. 


N.B. I testi di questo blog sono liberamente riproducibili, ma non a fini di lucro e a patto di citare in modo chiaro e visibile la fonte (vendemmietardive@blogspot.com) e l'autore,  mantenendo inalterato contenuto e titolo.