venerdì 5 maggio 2023

Sul corpo di José Antonio

 


La cronaca è questa. Recentemente il governo spagnolo ha compiuto l’ennesimo scempio di morti. Dopo aver agguantato il cadavere di Francisco Franco per strapparlo al suo riposo nella Valle de los Caídos e averlo buttato, per legge, in un altro cimitero, è l’ora di José Antonio. Le mani sporche degli yuppie capitalsocialsti di Pedro Sánchez e degl’impuri chandala di Pablo Iglesias si sono gettate sul corpo del nobile capo della Falange, fucilato a suo tempo da vigliacchi senza umanità e senz’anima, per aggredirlo con nuove e più striscianti vigliaccherie. Anche lui via dalla Valle! … via, dentro il piccolo recinto di San Isidoro alla periferia di Madrid, scelto per dare a tutto il crisma feroce dell’insignificanza. Sono le opere della legge, direbbero le Scritture, opere, fuori di metafora, di una legge vomitevole e totalitaria, la Ley de memoria democrática, quella che promuove la cancellazione della storia vera della Spagna con lo scopo di sostituirla con la sua risignificazione appunto “democratica”. Vale a dire: prendo i monumenti del passato, ne distruggo la parti scomode e li risignifico, cioè costringo il loro simbolismo dentro i canoni della correttezza politica neopuritana della sinistra. Come Stalin condannava i dissidenti al pentimento pubblico, l’omuncolo del potere madrileno vi costringe i monumenti. Ma affinché la strategia abbia successo, bisogna lavorare ... anche e soprattutto sui corpi, perché le pietre parlano per mezzo dei corpi, sono simboli di più potenti simboli corporei di un passato che nel corpo della nazione spagnola è incarnato… malgrado l’indifferenza dei più che pensano a far soldi o a godersela. Separati i corpi dalle loro pietre, si crede di farla finita… e poter riscrivere la storia con il basso ventre. Non è più allora il tempo della Spagna invertebrata di Ortega, ma è la Spagna vomitevole di Irene Montero (che distrugge croci e acquista ville). Beh, vedere la danza pornografica dei potenti di un giorno sui cadaveri di un’epoca mette grande tristezza, e forse anche rabbia. Sulle vesti dei più grandi, i peggiori e i malriusciti gettano le sorti. La Valle de los Caídos, dove riposavano insieme i repubblicani e i nazionali, accostamento voluto in segno di leale riconciliazione alla fine di una sanguinosa guerra civile, è ora pronta al funerale della bellezza che Madrid le prepara da tempo. Ma nessuno creda che l’infamia che si pretende immortale, usurpando le sedi dell’onore, possa mai durare poco più del tempo della sua putrefazione. Poi le puzze democratiche dilegueranno e un po’ di luce tornerà. “A un tratto, in un giorno chiuso appare il margine estremo della massa continua delle nubi, giù basso all’orizzonte, e rivela il sereno, le montagne luminose nella gloria del sole”. Ma non è solo un evento climatico, bensì la storia di volontà che si risvegliano, di cultura che si rimette in moto e di sensibilità che riprendono vigore. Temano i topi che ora occupano la fogna della Moncloa il ritorno degli uomini.

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2 commenti:

  1. Bellissimo Massimo. Difficile dire meglio e con tanta delicata e struggente bellezza.

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  2. Grazie mille, caro Leonardo. Un caro saluto!

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