Quando negli anni '80 collaborai alla diffusione e alla strenua difesa delle tesi contenute in un volantino del Fronte della Gioventù milanese su Che Guevara, che ne difendeva la memoria e ne rivalutava la figura, non conoscevo questo testo. Viaggiando per il web in cerca di altre cose, mi ci sono imbattuto e ho creduto necessario tradurlo velocemente e presentarlo. E' l'omaggio a un uomo che rappresenta qualcosa di alto e nobile e che credo appartenga più alla mia tradizione politico culturale che non a quella cui egli stesso si affiliò. In ciò sono confortato dall'autorità morale e politica che parla attraverso questa lettera e che ricorda quanto la bellezza della causa nazionale debba tenersi lontano da tentazioni borghesi, destrorse, conservatrici, oligarchiche, tracciando sul piano etico prima ancora che politico una ben precisa linea di demarcazione.
Compagni, con profondo dolore ho ricevuto la notizia di un'irreparabile perdita per la causa dei popoli che lottano per la loro
liberazione. Noi che abbiamo abbracciato questo ideale ci sentiamo affratellati
con tutti quelli che in qualsiasi luogo del mondo e sotto qualsiasi bandiera
lottano contro l'ingiustizia, la miseria, la schiavitù. Ci sentiamo
affratellati con tutti coloro che con coraggio e decisione affrontano la
voracità insaziabile dell'imperialismo che, con la complicità degli oligarchi
apolidi, sostenuta dai militari burattini del Pentagono, mantiene i popoli nell’oppressione.
Ho letto alcuni cablogrammi che pretendono di presentarlo
come un nemico del peronismo. Nulla di più assurdo. Ammesso e non concesso che nel
1951 sia stato coinvolto in un progetto golpista, quale età aveva allora? Io
stesso, essendo un giovane ufficiale, ho partecipato al golpe che spodestò il
governo popolare di Ippolito Yrigoyen. Anch'io
in quel momento sono stato strumentalizzato dall’oligarchia. L'importante è
rendersi conto di quegli errori e cercare di emendarli. E il Che li emendò,
eccome!!!
Nel 1954, quando in Guatemala lottò in difesa del governo popolare
di Giacomo Arbenz, prima del prepotente intervento armato degli yankees, io
personalmente diedi istruzioni alla cancelleria perché risolvesse la difficile
situazione che si presentava di fronte a questo valente giovane argentino; e fu
così che partì verso il Messico.
Non mancheranno coloro che pretendono di sbiadire la sua
figura: l'imperialismo, timoroso dell’enorme prestigio che già aveva guadagnato
presso le masse popolari; altri che non vivono la realtà dei nostri popoli soggiogati.
Già mi sono giunte notizie che il Partito Comunista Argentino, furtivamente,
prepara le calunnie. Ciò non deve sorprendere, poiché sempre (tale partito) si
è caratterizzato per marciare contromano rispetto al processo storico nazionale.
Sempre è stato contro i movimenti nazionali e popolari. Di questo possiamo, da
peronisti, offrire ampie testimonianze.
L'ora dei popoli è giunta e le rivoluzioni nazionali in Latinoamerica
sono un fatto irreversibile. L'attuale equilibrio sarà rotto perché è infantile
pensare che si possano superare senza rivoluzione le resistenze delle
oligarchie e dei monopoli finanziari dell’imperialismo.
Le rivoluzioni socialiste si devono realizzare; che ciascuno
abbia la sua, non importa il marchio. Perciò e a tal fine devono collegarsi tra
loro tutti i movimenti nazionali, nella stessa forma nella quale sono solidali
tra loro gli usufruttuari del privilegio. La maggioranza dei governi dell'America
Latina non può risolvere i problemi nazionali semplicemente perché non risponde
agli interessi nazionali. Di fronte a questo non credo che le espressioni
rivoluzionarie verbali bastino. È necessario entrare nell’azione rivoluzionaria
con una base organizzativa, con un programma strategico e tattiche che rendano effettiva
la concretizzazione della rivoluzione. E questo compito deve essere portato
avanti da coloro che se ne sentono capaci. La lotta sarà dura, però il trionfo
definitivo sarà dei popoli.
Il peronismo, coerente con la sua tradizione e con la sua
lotta, come Movimento Nazionale, Popolare e Rivoluzionario, rende il suo
omaggio emozionato all'idealista, al rivoluzionario, il comandante Ernesto Che
Guevara, guerrigliero argentino morto in azione impugnando le armi nel
perseguire il trionfo delle rivoluzioni nazionali in Latinoamerica.
Juan Domingo Perón,
Madrid, 24 ottobre 1967
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