sabato 1 dicembre 2018

Le intoccabili parole del Figlio

Avete mai pregato con la disperata fede di chi ha veramente bisogno di Dio? Avete mai pregato con fedele speranza il vostro Signore e Dio? Avete mai pregato con tutta l’anima, con la mente e con il corpo, con l’intensità di chi chiede una parola e una luce nella coscienza? Avete sperimentato la luce della preghiera?
Io non sono assiduo e costante nel dialogo con Dio. Sono un laico impenitente, pigro, accidioso, abbastanza godereccio: sono l’immagine più nitida dell’anti-mistica. Eppure…Eppure tutti i cristiani, per quanto tiepidi e scalcagnati come me, sanno di che cosa parlo. Lo sanno perché in qualche momento della loro vita hanno pregato…proprio così, proprio in quella maniera.
Ora, provate a pensare a questa scena: mentre pregate, arriva un tizio che vi dice che state sbagliando, che non state chiedendo  la cosa giusta, che non avete il giusto concetto di Dio, che avete bisogno non di Dio ma di un corso accelerato di teologia per laici…Ecco voi pregate, ma in realtà avete bisogno solo di un po’ di scienze religiose. Infatti avete il torto di rivolgervi al Padre come vi hanno insegnato da bambini. Vi segnate ancora come vi hanno insegnato. Vi inginocchiate quando vi hanno insegnato….e infine pronunciate quella frase scandalosa: “Non indurci in tentazione”. Ma non sapete, cari miei, che Dio non tenta nessuno? Non vi è mai venuta in mente, mentre dicevate il Padre nostro questa dotta citazione di san Giacomo? Non vi sovviene qualche dubbio sulla base delle vostre assidue letture bibliche?
Beh, al teologo col ditino alzato, bisognerebbe rispondere che il genere letterario “preghiera” è diverso dal genere “trattato di esegesi e teologia biblica”. È strano ma i nostri espertissimi interpreti che discettano per una vita di forme letterarie non hanno colto questa semplice e lapalissiana verità che anticipa e rende vane tutte le loro raffinate concettualizzazioni. Quando si prega, tanto per andare alle fonti del “genere letterario”, cioè agli atti linguistici che si compiono in quel frangente e al cuore dell’uomo che li compie, ci si rivolge a Dio per tutto. Non si fanno differenze. Tutto è ricondotto a Dio. Tu, o Padre che puoi tutto e che sei l’origine e il fine di tutto, non m’indurre in tentazione,  perché tu hai potere anche sulle mie tentazioni, perché a te nulla sfugge, e anche se io decido di allontanarmi da te, anche su questa mia decisione si stende la potenza della tua grazia…quindi, Padre, ti prego, non indurmi in tentazione!.
Gesù prega con il cuore e insegna agli uomini a pregare con il cuore. Le sue parole sono definitive. La sua profondissima intelligenza del cuore umano ne raccoglie le trame nascoste e le riconduce al Padre. Per questo ci insegna a pregare così, con quel verbo greco “eisfero” che, ripetendo la preposizione “eis” vuole dire inequivocabilmente “portare in”…. come ha giustamente inteso san Gerolamo….con un calco perfetto del latino sul greco egli traduce “non inducas in tentationem”, dove ducere=fero=portare, e in=eis=in.
E la Chiesa, che per due millenni ha pregato con il suo popolo di santi e martiri, con i suoi capi, vescovi e pontefici, quel Padre nostro, osando dire ciò che il suo Signore aveva invitato a dire (che bello quell’osare della liturgia: “Vedi come ardisco parlare al Signore mio”)? La Chiesa infinitamente saggia mai ha pensato che si potesse modificare la parola del Figlio. Sacra è quella parola. Intoccabile, immutabile, stabile ed eterna come tutti i decreti di Dio. La Chiesa custodisce gelosamente. La Chiesa non è padrona. Il papa è il servo non è il capo. I vescovi collaborano non comandano. Nelle cose di Dio, tutto va lasciato com’è.
Come sarebbe bello se in ogni documento ecclesiale ci fosse questo preambolo: “Non cerchiamo novità”! Perché la novità umana è vecchia come l’orgoglio. È arrogante come la sete di potere. L’unica vera novità è di chi fa nuove tutte le cose. Quanto a noi bisogna lasciare tutto com’è, bisogna lasciar essere. Il sacro è separato dal profano perché il profano si manipola, il sacro va lasciato stare. Non stupisce che nell’epoca della manipolazione universale qualcuno voglia reimpastare la Parola, scandalizzando il popolo di Dio…oppure solleticando i bassi istinti delle masse, ansiose di progresso e di aggiornamento. Non stupisce ma indigna. I tuoi pastori sono nomadi e non sanno dove andare. Nessun stabilità è ammessa nel nomadismo universale di questo mondo di trasformazioni uniformi. Trasformare tutto per lasciare intoccato il nucleo dell’unica volontà di potenza che anima la voglia troppo umana di essere come Dio. Ecco il segno dell’ufficialità della chiesa, la cui gerarchia  non è più quella visibile con gli occhi della fede, ma quella che è, quella che brutalmente si impone, credendo di essere la vera Chiesa in opposizione alla Chiesa di sempre. Chiesa ufficiale che si aggiorna, che agisce di compromesso, che si modernizza, che fa politica come un partito fra i tanti.
La forza del Logos di Dio è tuttavia quella che è. Nessuno può mutarne forma e contenuto. La forma è quella più adatta al contenuto. I Vangeli sono scritti in greco. Qui non agisce il caso ma la Provvidenza. È bene cercare gli originali semiti per capire maglio il testo. Ma non bisogna mai sostituire le induzioni al testo. Né le interpretazioni. Sappiamo che di fronte a un testo non è possibile evitare di interpretare. Ma il Vangelo va seguito sine glossa, come diceva san Francesco, l’alter Christus. Non confondiamo l’umano e il divino, prima che Dio li confonda felicemente alla fine dei tempi. Non indurci in tentazione è testo; non abbandonarci alla tentazione è glossa.

Non ci montiamo la testa…restiamo la Chiesa di sempre, sulla quale non prevarranno le porte degli inferi… lasciamo tutto come è… non proviamoci… non facciamola grossa… non usciamo dal seminato…non tocchiamo le intoccabili parole del Figlio!

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