Avete mai pregato con la disperata fede di chi ha veramente
bisogno di Dio? Avete mai pregato con fedele speranza il vostro Signore e Dio?
Avete mai pregato con tutta l’anima, con la mente e con il corpo, con
l’intensità di chi chiede una parola e una luce nella coscienza? Avete
sperimentato la luce della preghiera?
Io non sono assiduo e costante nel dialogo con Dio. Sono un
laico impenitente, pigro, accidioso, abbastanza godereccio: sono l’immagine più
nitida dell’anti-mistica. Eppure…Eppure tutti i cristiani, per quanto tiepidi e
scalcagnati come me, sanno di che cosa parlo. Lo sanno perché in qualche
momento della loro vita hanno pregato…proprio così, proprio in quella maniera.
Ora, provate a pensare a questa scena: mentre pregate,
arriva un tizio che vi dice che state sbagliando, che non state chiedendo la cosa giusta, che non avete il giusto
concetto di Dio, che avete bisogno non di Dio ma di un corso accelerato di
teologia per laici…Ecco voi pregate, ma in realtà avete bisogno solo di un po’
di scienze religiose. Infatti avete il torto di rivolgervi al Padre come vi
hanno insegnato da bambini. Vi segnate ancora come vi hanno insegnato. Vi
inginocchiate quando vi hanno insegnato….e infine pronunciate quella frase
scandalosa: “Non indurci in tentazione”. Ma non sapete, cari miei, che Dio non
tenta nessuno? Non vi è mai venuta in mente, mentre dicevate il Padre nostro questa dotta citazione di
san Giacomo? Non vi sovviene qualche dubbio sulla base delle vostre assidue
letture bibliche?
Beh, al teologo col ditino alzato, bisognerebbe rispondere
che il genere letterario “preghiera” è diverso dal genere “trattato di esegesi
e teologia biblica”. È strano ma i nostri espertissimi interpreti che
discettano per una vita di forme letterarie non hanno colto questa semplice e
lapalissiana verità che anticipa e rende vane tutte le loro raffinate
concettualizzazioni. Quando si prega, tanto per andare alle fonti del “genere
letterario”, cioè agli atti linguistici che si compiono in quel frangente e al
cuore dell’uomo che li compie, ci si rivolge a Dio per tutto. Non si fanno
differenze. Tutto è ricondotto a Dio. Tu, o Padre che puoi tutto e che sei l’origine
e il fine di tutto, non m’indurre in tentazione, perché tu hai potere anche sulle mie
tentazioni, perché a te nulla sfugge, e anche se io decido di allontanarmi da te,
anche su questa mia decisione si stende la potenza della tua grazia…quindi,
Padre, ti prego, non indurmi in tentazione!.
Gesù prega con il cuore e insegna agli uomini a pregare con
il cuore. Le sue parole sono definitive. La sua profondissima intelligenza del
cuore umano ne raccoglie le trame nascoste e le riconduce al Padre. Per questo
ci insegna a pregare così, con quel verbo greco “eisfero” che, ripetendo la
preposizione “eis” vuole dire inequivocabilmente “portare in”…. come ha giustamente
inteso san Gerolamo….con un calco perfetto del latino sul greco egli traduce
“non inducas in tentationem”, dove ducere=fero=portare, e in=eis=in.
E la Chiesa, che per due millenni ha pregato con il suo
popolo di santi e martiri, con i suoi capi, vescovi e pontefici, quel Padre
nostro, osando dire ciò che il suo
Signore aveva invitato a dire (che bello quell’osare della liturgia: “Vedi come ardisco parlare al Signore mio”)?
La Chiesa infinitamente saggia mai ha pensato che si potesse modificare la
parola del Figlio. Sacra è quella parola. Intoccabile, immutabile, stabile ed
eterna come tutti i decreti di Dio. La Chiesa custodisce gelosamente. La Chiesa
non è padrona. Il papa è il servo non è il capo. I vescovi collaborano non
comandano. Nelle cose di Dio, tutto va lasciato com’è.
Come sarebbe bello se in ogni documento ecclesiale ci fosse
questo preambolo: “Non cerchiamo novità”! Perché la novità umana è vecchia come
l’orgoglio. È arrogante come la sete di potere. L’unica vera novità è di chi fa
nuove tutte le cose. Quanto a noi bisogna lasciare tutto com’è, bisogna lasciar
essere. Il sacro è separato dal profano perché il profano si manipola, il sacro
va lasciato stare. Non stupisce che nell’epoca della manipolazione universale
qualcuno voglia reimpastare la Parola, scandalizzando il popolo di Dio…oppure
solleticando i bassi istinti delle masse, ansiose di progresso e di aggiornamento.
Non stupisce ma indigna. I tuoi pastori sono nomadi e non sanno dove andare.
Nessun stabilità è ammessa nel nomadismo universale di questo mondo di trasformazioni
uniformi. Trasformare tutto per lasciare intoccato il nucleo dell’unica volontà
di potenza che anima la voglia troppo umana di essere come Dio. Ecco il segno
dell’ufficialità della chiesa, la cui gerarchia
non è più quella visibile con gli occhi della fede, ma quella che è,
quella che brutalmente si impone, credendo di essere la vera Chiesa in
opposizione alla Chiesa di sempre. Chiesa ufficiale che si aggiorna, che agisce
di compromesso, che si modernizza, che fa politica come un partito fra i tanti.
La forza del Logos di Dio è tuttavia quella che è. Nessuno
può mutarne forma e contenuto. La forma è quella più adatta al contenuto. I
Vangeli sono scritti in greco. Qui non agisce il caso ma la Provvidenza. È bene
cercare gli originali semiti per capire maglio il testo. Ma non bisogna mai
sostituire le induzioni al testo. Né le interpretazioni. Sappiamo che di fronte
a un testo non è possibile evitare di interpretare. Ma il Vangelo va seguito sine glossa, come diceva san Francesco,
l’alter Christus. Non confondiamo
l’umano e il divino, prima che Dio li confonda felicemente alla fine dei tempi.
Non indurci in tentazione è testo; non abbandonarci alla tentazione è
glossa.
Non ci montiamo la testa…restiamo la Chiesa di sempre, sulla
quale non prevarranno le porte degli inferi… lasciamo tutto come è… non
proviamoci… non facciamola grossa… non usciamo dal seminato…non tocchiamo le
intoccabili parole del Figlio!
N.B. I testi di questo blog sono liberamente riproducibili, ma non a fini di lucro e a patto di citare in modo chiaro e visibile la fonte (vendemmietardive@blogspot.com) e l'autore, mantenendo inalterato contenuto e titolo.
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