Divertissement scritto e pubblicato qualche tempo fa, che ripropongo a non troppi giorni di distanza dalla festa della donna...giusto il tempo per dimenticare la bruttezza delle mimose e della retorica!
Alcune sculettano con il cervello, forse è meglio dire con
la mente, ma ci siamo capiti. La frase è tratta dal simpatico intervento di
un'amica di FB, che talora sculetta così bene che mette in soggezione: per
questo non ho commentato, tacendo che il suo era un post essenzialmente
autobiografico.
Che cosa vuol dire sculettare col cervello? Questa sì che è
una sfida teoretica. Se nessuno me lo domanda, lo so, se qualcuno me lo chiede…
Che cosa faceva il cervello di certe donne prima di sculettare? Diciamo che non
è sicuro che appartenesse a donne.
Diciamo che era una sorta di intelletto agente averroista, unico, asessuato,
onnicomprensivo: il serbatoio della Scienza cui dall'inizio del mondo tutti i
nostri possibili pensierini attingono allorché si apprestano a enunciare una
qualche Verità.
Altra cosa è il cervello sculettante di certe donne. Nato
dopo il peccato originale, è la storia rispetto alla fissità, il tempo rispetto
all'eternità, la nostalgia ammiccante dell'Uno rispetto alla sua definitiva
sussistenza, l'originario ancheggiare delle cose (altro che “coseggiare”, come
diceva l’oracolo heideggeriano, le cose ancheggiano!) colto esattamente con il
gesto con cui il simile conosce il simile. Nada mejor que el vaivén de
nuestros cuerpos, cantano i messicani in amore; nada mejor que el compás
de tu cadera, dice l'inno nazionale dei fianchi femminili.
Il loro contenuto gnoseologico è esattamente questo:
un'intuizione intellettuale espressa in forma estetica, mediante la parola,
l'immagine, la musica in cui il Vero prende le sembianze di una giocosa tattica
di seduzione e di una malizia sublimemente inutile. Solo le femmine - pur
capaci di ascesi nella gravità e grevità del pensiero asessuato e della sua
severa prosa apofantica - sanno sculettare col cervello. E devono essere belle
e affascinanti, nella molteplice e libera varietà della bellezza e del fascino:
da Naomi Klein a Melanie Klein, tanto per intenderci. E possono essere di volta
in volta ironiche, acute, taglienti, provocanti, viziate, arrabbiate,
insolenti, orgogliose … ma sempre devono essere intelligenti e leggere. Lo
sculettio intellettuale è infatti acerrimo nemico di ogni pesantezza puritana e
della piatta uniformità degli esseri a una dimensione.
Così un'osservazione non innocente; un certo movimento degli
occhi con cui prendono nuova vita Dante, Newton o Hegel; un'armonia
inconsueta tra un concetto e il corpo
che lo esprime; l'immagine narcisistica che racconta di sé e involontariamente
di tutto il creato; il trionfo di una volontà capricciosa che investe e colora
di sé il mondo; l'egoismo radicale di un moto dell'anima che per misteriosa
eterogenesi diventa imperativo universale; così tutto ciò, e molto altro
ancora, può diventare una declinazione
della ricca complessità della sculettare del cervello.
Insomma - torno inutilmente a tentare di definire - quando
un atto del pensiero si trova ad essere per sua natura al vertice di un
approccio estetico, senza in nulla mancare quanto ad appropriatezza teoretica e
quando il primo richiama la seconda perché si diano nella loro assoluta solidarietà,
lì abbiamo il Femminile e lì c'è, sempre, inevitabile, ineludibile, ritmico,
irrefrenabile, lo sculettare del cervello.
Di più non saprei dire...lo sculettare a un certo punto
esaurisce le possibilità del linguaggio, lasciando spazio a un certo
stordimento, tipico di colui che dopo affannosa battaglia è stato
definitivamente fatto prigioniero, perdendo libertà di parola e movimento.
Ciò che rimane è il senso del potere infinito di cui è
rimasto preda. Perché la seduzione dello sculettio cerebrale è la stessa
dell'infinito. È dovuta a una messe di rappresentazioni concomitanti
all'oggetto dato alla conoscenza. È la loro ordinata e continua riproduzione
che rimanda sempre oltre, che apre sempre un'ulteriorità che chiama e invita. È
la chiamata e l'invito a esplorare e ad amare una verità che all'infinito va
spogliata e spogliandosi si rivela e attrae. Perciò lo sculettare del cervello
è sempre ermeneutico, anzi erotico-ermeneutico, infinitamente erotico perché
infinitamente ermeneutico.
Sotto questo segno sta il rapporto del Femminile con
l'Intellettuale. Esso chiede ora, imbarazzato dalle figure uniformi della morale
senza anche e del femminismo rigido-dal-tronco-unico, di essere
restituito a se stesso e alle sue curve. Solo così potrà tornare a fecondare le
astrattezze maschili, un tempo felicemente aggrappate ai nembi metafisici,
adesso lasciate tristemente a inaridire nelle asciugatrici del politicamente
corretto. Solo allora il mestiere della conoscenza si rivelerà come l'arte di
ammirare culetti cerebrali che danzano e si muovono, e che lasciano al loro
dileguarsi il delizioso dono del sapere.
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