venerdì 10 febbraio 2023

Regionali 2023: una cultura per la Destra


Le elezioni valgono quanto gli uomini che vi partecipano. Le procedure in sé non sono nulla, oppure sono efficacissimi specchietti per le allodole, se una sostanza umana non offre loro valore e spessore. Io sono convinto che su questo bisogna ogni volta scommettere e scommettendoci, come direbbe Pascal, ogni volta si vince. Perché gli esiti numerici, pur nella loro importanza, contano meno del fare, dire e pensare quello che va fatto, detto e pensato in un momento, come quello elettorale, non di semplice competizione per il consenso, ma di prova e di confronto sulla migliore forma di convivenza possibile. La sostanza umana si misura sulla cultura nel senso più vasto del termine: coltivazione della propria forma e della forma politica, cioè etica e civile, dell’esistenza. Quindi abbiamo anzitutto bisogno di cultura. E la destra più che mai. Perché avrebbe l’ambizione di reindirizzare la storia su un binario diverso da quello di uno stanco, decadente eppur pervasivo e opprimente spirito dei tempi. La storia si articola a diversi livelli, tutti fortemente interconnessi, e il livello locale fa da substrato a tutti gli altri. Dunque, le piccole storie delle elezioni locali sono suscettibili di far grandi tutte le altre. Ecco il motivo dell’impegno e le ragioni da non sottovalutare di una chiara presa di posizione.

Perciò quando ho sentito che Stefano Zecchi si candidava alle regionali con FdI sono stato molto contento. Ho pensato che potesse essere il naturale assessore alla cultura di una rinnovata giunta lombarda per ridare slancio a una coalizione che deve superare i propri limiti, per non ricadere negli enormi limiti dei propri avversari. Zecchi è uno studioso di razza, un maestro di rara profondità e dedizione (ho imparato di più, quanto ad approccio filosofico al testo e alla realtà, da un suo seminario sulla Lettera sull’umanismo, che da moltissimi altri corsi cui peraltro non mancava una ratio scientifica), ma è anche una appassionato dell’impegno politico, perché da filosofo del bello e dell’arte sa quanto la scena pubblica e il teatro del mondo rappresenti una sfida per il destino dei trascendentali: l’uno, il vero, il buono e infine anche il bello. Come filosofo, deve sempre compiere l’impresa di uscire dalla Caverna in cerca della luce, ma poi deve anche tornarci e incontrare i suoi amici, o quelli, tra i prigionieri delle ombre, che vorranno esserlo, pochi o tanti che siano. Io credo in questa impresa. Credo che sia per il bene di tutti. E sia anche, mi si perdoni l’inguaribile faziosità, un toccasana per quella destra che più è soggetta alle tentazioni del conformismo perché un’ovvia vocazione la chiamerebbe alle direzioni ostinate e contrarie. Dunque a Stefano Zecchi bisogna rivolgere un’attenzione privilegiata, riflettendo anche sul suo slogan elettorale, “per la bellezza”, che dice veramente tutto … molto di più di un dettagliatissimo programma, perché riguarda ogni aspetto della nostra vita in comune: riguarda il progetto di una società che deve emanciparsi dalle pastoie tecnocratiche e dotarsi del metodo della giustizia sociale, riguarda il radicamento della Lombardia nella profondità delle sue tradizioni popolari, religiose, comunitarie, riguarda infine la valorizzazione dell’efficienza economica posta al servizio delle esigenze della collettività, come testimonia la splendida vocazione caritativa e di servizio propria della sua migliore classe imprenditrice sin dagli albori della rivoluzione industriale.

Stefano Zecchi porta tutti i motivi di questa destra nobile nel suo vastissimo bagaglio di cultura ed esperienza e la speranza è quella che ogni elettore sensibile alle istanze di una politica in senso alto e nobile lo sostenga attivamente, nelle urne e anche dopo!

Parlando di sensibilità, non posso che aggiungere un nome, anche qui non per fare “campagna elettorale” (non credo di muovere voti, ma ogni tanto, quando mi va bene, la coscienza di qualcuno già ben disposto nei miei confronti), bensì per conseguente integrazione a quanto ho detto. Chiara Valcepina è un’amica di cui conosco l’intelligenza, la competenza e, se mi è concesso, anche la forza e le “palle”. Nell’opposizione alle follie di Sala al comune di Milano si è dimostrata tenace, prudente, incisiva e sempre sul pezzo. Mi sembra assolutamente naturale associare al nome di Zecchi il suo nel campo delle opzioni offerte da Fratelli d’Italia per la regione. Ciò, non per la ridicola e assurda imposizione di una “quota rosa”, di cui lei ride sempre con gusto, ma per l’agilità con cui si sa ormai muovere nelle istituzioni e, appunto si diceva, per la sensibilità di cui è dotata: una sensibilità per la cultura, per le idee, per lo stile in politica e nella professione,  ma soprattutto, in quanto donna, per la cura dell’esistenza e della trasmissione dei valori dello spirito che avviene dentro la famiglia. Una cognizione perfetta della posta in gioco caratterizza la sua difesa costante dell’istituzione familiare, laddove si costruisce il primato della vita che è lo sfondo di tutti gli obiettivi, di tutte le grandezze e le bellezze ulteriori.

Bene, se vogliamo prenderci la responsabilità di selezionare un’élite che lasci un segno e apra strade per il futuro, bisogna affidarsi a questi due persone. Certo non sono gli unici a poter offrire garanzie di buona politica: le preferenze sono due e su queste cade la mia scelta, nella certezza che coloro che ho indicato sapranno scegliere nel partito, tra gli eletti e ovunque i migliori compagni di strada. Il resto lo lasciamo a beghe, camarille e insignificanze partitocratiche (rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis!)

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