lunedì 17 giugno 2024

Polemiche doverose: piccoli e fallaci fallaciani. In morte di una destra repellente

 



Abbiamo tutti il bisogno di portare avanti il nostro grande jihad, la lotta contro le bestiacce interiori che si agitano per essere vomitate e guastare con i loro odori acidi le vite nostre e altrui. Poi c’è il piccolo jihad, che è la guerra politica, combattuta contro l’inimicus di parte o di partito. Possiamo anche dire: c’è il globale dell’anima e il locale del corpo. Nella tranvia che porta avanti e indietro dall’una all’altra, si incontrano episodi, fatti, eventi che, pur nella loro piccolezza, hanno un valore simbolico. E a volte si scopre che la loro piccolezza non è poi tale. Allora andiamo al fatto: il TAR concede un campetto da calcio nel paesino di Turbigo all’associazione “Moschea ESSA” per celebrare la festa islamica di Īd al-Adhā che ricorda l’atto di sottomissione di Abramo a Dio, quando il patriarca accettò di sacrificare Ismaele ma poi fu fermato da Allah che “lo riscattò con un sacrificio generoso” (cfr. Corano XXXVII, 102-109). Come si vede, la storia riprende il noto racconto del sacrificio di Isacco in Gen 22,2-13.  Qual è il senso? Musulmani - e cristiani in altri contesti - ricordano il significato profondo della fede, una fede che supera ogni figura sacrificale ed eroica della paganità, e diventa un nuovo modello che sfida l’assurdità etica e scopre nuove, più alte e inaudite forme di razionalità.

Ma apriti cielo! Non si può proprio fare per il sindaco di Turbigo, subito seguito da un’immonda paccottiglia di finta destra, di finta politica e di vera ignoranza. Se si prega in un campo da calcio, si compie un sacrilegio nei riguardi dei venerabili tacchetti delle scarpe dei nostri bimbi: come potrà competere la bassa finalità liturgica dei mussulmani con l’altissima finalità sportiva della struttura? Guai a permettere ai mussulmani di pregare! Lasciate che solo Ronaldo venga a me, dice il finto Dio da quattro soldi della polemica politica. E così ecco un rigurgito di pura cretineria fallaciana a mettere la pietra tombale su un’occasione importante di civiltà e di reciproca comprensione. Ma che vuoi farci? Pretendere che la Santanché, o il consigliere Garavaglia, abbiano letto Kierkegaard è forse troppo. Il mio razzismo, lo stesso che “non mi fa guardare quei programmi demenziali con tribune elettorali”, esige, però, che il demente di destra sia reso innocuo: per lui doppia pena di morte, come diceva Giorgio prima di Giorgia (in altra e ben più tragica occasione, qui siamo evidentemente alla farsa).

 Per questo abbiamo bisogno di un grande jihad dell’intelligenza che ridefinisca gli steccati: la destra, la sinistra il centro devono ruotare attorno all’unico muro che va elevato, il muro della ragione, e all’unico ponte che va distrutto, il ponte oclocratico per cui gli stupidi mantengono l’assurdo e inaudito diritto di ammorbare l’aria vomitando non sensi e coglionerie. Si tratta, come si vede, di una battaglia ecumenica e interreligiosa, dove la croce e la mezzaluna non possono che trovarsi dalla medesima parte della barricata, a costruire un cordone sanitario nei riguardi delle nuove sifilidi dello spirito diffuse dai loro untori istituzionali nei bar, dal parrucchiere e nei centri commerciali, fino a trovare ospitalità nelle latrine dei consigli comunali.

 

                                                                                                                  



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