venerdì 16 agosto 2019

Il panettone a luglio



Il 28 luglio…panettone!!! Qui ad Arequipa, nel sud del Perù è il dolce della festa dell’indipendenza. Non mi si chieda com’è giunto in Sudamerica … forse è merito di un eroe dei de mondi, forse di un immigrato milanese nostalgico di ben più brumosi Natali … forse è come la teoria di Kant-Laplace o il calcolo infinitesimale di Leibniz-Newton: ognuno ci è arrivato per conto proprio (il panettone come destino dell’Occidente?)[1].
In ogni caso, a parte i dolci comandati, qui ad Arequipa l’indipendenza nazionale è una cosa seria. Il Perù è una cosa seria. Vi si realizza talora una totale sintonia tra Stato e popolo. E non parlo dei governi più o meno corrotti e del giustificato disincanto per la politica, ma più in profondità di istituzioni come esercito, tutori dell’ordine, scuola, raggruppamenti della società civile, Chiesa; tutti assieme a formare un grande coro che si eleva ovunque per celebrare la Patria comune. Ricchi e poveri, giovani e vecchi ho visto marciare, fieri della loro appartenenza, in una delle tantissime parate che in città e in ogni paesino dell’hinterland si celebrano con palchi, bande, discorsi, gente che esibisce il vestito della festa, donne in abiti tradizionali, bambini che in fila ordinate, orgogliosamente con i loro fucili di legno, seguono passo passo i reparti militari dei loro fratelli più grandi. E poi a Quequeña, pochi chilometri fuori da Arequipa, la piazza è piena di colori, la musica e gli inni sposano gli odori di chicha morada (la bevanda nazionale, a base di mais bollito) e delle parrillas, le griglie già calde per accogliere tutti i tipi di carne (in special modo i porcellini d’India, chiamati onomatopeicamente “cuy”).

Sembrerebbe questo Paese, denso di contraddizioni, attraversato da radicate disuguaglianze sociali e afflitto da numerosissime carenze infrastrutturali: dalle strade, alla sanità, al sistema produttivo, sembrerebbe, dicevo, non avere motivo per far festa né per generare orgoglio. Tanto più che le élites dominanti sono responsabili di non aver valorizzato le enormi ricchezze che offre il territorio peruviano, soprattutto il suo sottosuolo ricco di petrolio, gas e metalli preziosi.
Invece no! Un popolo povero ma dignitosissimo celebra la sua esistenza e ribadisce la sua voglia di andare avanti ispirandosi a quei valori di comunità, dedizione, sacrificio ed eroismo che sempre offrono la cornice di senso alla vita dell’individuo. E la Chiesa partecipa con entusiasmo. I suoi sacerdoti promuovono in ogni più piccola parrocchia, dove spesso campeggia a lato degli altari la bandiera nazionale accanto a quella del Vaticano, una preghiera speciale per il Perù, consapevoli che il cammino verso la Patria celeste comincia qui ed ora nella Patria terrena, quella stessa che il loro Signore Gesù mai ha rinnegato o sminuito.
                       Manifesto appeso nella chiesa della Asunción di Chucuito, sulle  rive del lago Titicaca 

Il 28 luglio 1821 José de San Martin entrò a Lima, battendo gli spagnoli. L’indipendenza di tutto il Perù era ancora lontana, ma questa prima decisiva vittoria era già il Perù. Da quel momento bisognerà camminare da soli lungo una strada difficile perché i nemici della libertà della nazione sono tanti, e molto più pericolosi di una Spagna ormai lontana dai suoi fasti imperiali. Solo due anni prima della proclamazione della dottrina Monroe, nuovi imperi si affacciano sul continente e ne minacciano vita e prosperità.
La battaglia non è dunque finita. Anche per i nuovi, subdoli e striscianti avversari, che alle armi più spesso preferiscono il soldo, la setta e la Coca Cola, bisogna preparare un 28 luglio. Credo sia questo uno dei compiti più difficili e affascinanti del Perù del futuro.




[1] La tradizione orale afferma che all’origine di tutto fu la panificadora “Las Americas” fondata da un certo italiano di nome Galletti in Calle san Juan de Dios ad Arequipa negli anni Cinquanta del secolo scorso.


N.B. I testi di questo blog sono liberamente riproducibili, ma non a fini di lucro e a patto di citare in modo chiaro e visibile la fonte (vendemmietardive@blogspot.com) e l'autore,  mantenendo inalterato contenuto e titolo.

Nessun commento:

Posta un commento